La domanda che vi abbiamo posto nella newsletter di agosto: “Come si esprime atomo nel linguaggio dei segni?” La risposta: “Il segno che indica la lettera a cerchiata con l’indice dell’altra mano”.
Quello che state per leggere non è solo la descrizione (molto parziale) di quello che alcuni gruppi di scienziati, educatori e studenti non udenti stanno facendo per arricchire uno dei più diffusi linguaggi dei segni, l’ASL (American Sign Language), della terminologia scientifica e tecnica di cui manca per ragioni storiche. Ma questo articolo è anche, e forse soprattutto, un appassionante (almeno per me che l’ho scritto) immersione in apnea nel funzionamento del linguaggio umano.
Va subito detto che l’ASL, come molti altri linguaggi dei non udenti, non è una versione gestuale del linguaggio orale. È una vera lingua, con proprie regole e grammatica. Chi si esprime in ASL non viene compreso da chi si esprime, per esempio, nel LIS (Linguaggio Italiano dei Segni). La creazione di nuove parole per descrivere fenomeni o concetti in ASL e negli altri linguaggi dei segni tende ad avvenire per agglutinazione, ossia raggruppando segni già esistenti. Dal punto di vista grammaticale, l’ASL ha una struttura simile più al giapponese o al turco che all’inglese. Occorre tenere a mente questo per capire le conseguenze di un altro fatto: per un gran numero di non udenti (non esistono statistiche precise, bisognerebbe inserire una domanda a riguardo nei questionari dei censimenti), l’ASL è la prima lingua. Inoltre, per un non udente imparare una seconda lingua (come l’inglese nel caso dell’ASL) è più difficile perché non sentendo il suono della parola è più faticoso imparare ad associare le parole scritte ad un significato.
Questo secondo fatto comporta che ascoltare una lezione dove vengono espressi concetti che non hanno un’espressione in ASL è complesso, sia che il docente usi direttamente l’ASL sia che ci si avvalga di un interprete. Le materie scientifiche (le STEM) sono quelle dove la percentuale di segni mancanti è più alta. Inoltre, anche dove essi esistono, molto spesso il modo in cui sono stati costruiti non è allineato al resto dell’ASL. Abbiamo già detto del caso dell’atomo. Un esempio dall’aritmetica: frazione si esprime in ASL con il segno di una f prima sopra e poi sotto una mano tenuta in orizzontale. Di recente è stato sviluppato un segno che sostituisce la f con il segno che indica numero, quindi una frazione è un numero diviso un altro numero, con un risultato concettualmente più preciso. Il modo in cui il concetto è stato tradotto è in questo caso iconico, una trasposizione di come viene rappresentata graficamente una frazione.
Il nuovo segno per frazione è stato sviluppato da un gruppo di studenti, denominato ASL Clear, che opera nel campo della chimica organica. Un altro gruppo che si occupa di fisica, Quantum Science in ASL, ci si è ispirato per inventare un segno per proporzione: un segno per numero, poi un altro segno uguale e in mezzo un dito alzato (sulla carta sarebbe n/n).
In questo caso ora l’ASL ha a disposizione due nuovi segni per indicare concetti matematici costruiti in modo nativo nel linguaggio e che hanno un immediato corrispettivo nei testi scritti. Il gruppo che si sta occupando di chimica organica ha seguito la strada iconica per esprimere molti concetti ispirandosi alle illustrazioni schematiche dei libri di testo. Siccome però i gesti sono dinamici e avvengono nello spazio, la creazione di nuovi segni può utilizzare anche questa caratteristica. Nell’ASL standard l’elettrone è rappresentato con il gesto di un dito che effettua dei movimenti nell’aria. Da un punto di vista concettuale il segno è perfetto per un elettrone libero. Nella maggior parte dei casi, però, gli elettroni si trovano legati agli atomi (“in orbita”, anche se non è così). Quindi se si vuole esprimere un elettrone generico si utilizza un altro segno: un pugno con un dito dell’altra mano che gli gira attorno.
Quindi due segni diversi per rappresentare la stessa entità fisica in due condizioni diverse. Ma se si cercano di esprimere dei concetti o delle entità complesse, spesso le caratteristiche di questi sono molte, variabili secondo il contesto. E nel cercare di esprimerle a volte la cosa sfugge di mano (in senso stretto). Negli Stati Uniti esiste un’associazione, ASLcore, che sviluppa e raccoglie i segni tradizionali e nuovi del linguaggio. All’interno di ASLcore esistono diversi gruppi dedicati alle varie branche STEM. Succede così che per il concetto-entità molecola (l’aggregazione più o meno stabile di diversi atomi) solo su ASLcore esistono cinque diversi segni per esprimerla: uno in fisica, uno in chimica e ben tre in biologia. In fisica si esprime con due mani a coppa che ruotano come a rappresentare un ingranaggio. In biologia i segni sono più complessi (uno chiaramente si ispira alla doppia elica del DNA). I chimici, non soddisfatti della molecola “fisica” e ritenendo quelle biologiche più adatte a rappresentare le proteine (grandi assiemi di molecole), hanno creato un proprio segno che esprime il concetto di molecole come di entità che interagiscono (due segni di ok che danzano vicini).
È abbastanza impressionante che dei gruppi molto piccoli abbiano finito per produrre cinque modi di esprimere la stessa entità fisica basandosi non sul concetto (che è lo stesso) ma sul modo in cui le singole tribù scientifiche vedono l’entità (e i biologi nemmeno sono riusciti a concordare tra di loro). A parere di chi scrive si tratta di un esperimento in corpore vili non solo di come funziona il linguaggio, ma anche di come funzionano la mente umana e i gruppi professionali. In parte ciò è dovuto al fatto che non esiste un organismo che definisce quali segni debbano essere utilizzati nell’ASL, soprattutto tra quelli nuovi. Ci si basa sul consenso, ma non c’è un modo per cristallizzare il consenso. In parte ciò dipende dal modo in cui l’ASL è stato creato (da linguaggi dei segni locali che hanno ricevuto poi dei contributi anche sostanziali da altri linguaggi dei segni), in un’ambiente in cui esisteva una tensione tra il comportamento e i desideri dei non-udenti (o di gruppi e persino individui non-udenti) e le istituzioni preposte all’educazione dei bambini sordi. Bisognò aspettare per esempio la fine degli anni ’50 perché l’ASL iniziasse ad essere riconosciuto come una lingua e non una trasposizione dell’inglese orale. Durante il congresso internazionale sull’istruzione dei non-udenti, a Milano nel 1880, venne persino votata l’eliminazione dei linguaggi dei segni.
Nonostante, quindi, l’impegno e la generosità di chi si sta impegnando ad arricchire l’ASL, non è detto che sorga effettivamente un “ASL STEM” in grado di aiutare i docenti, gli studenti e gli scienziati non - udenti a partecipare a più pieno titolo alla comunità scientifica. E paradossalmente gli ostacoli sembrano venire dalla divisione tra gruppi e anche dalla loro parrocchialità accademica. Resta il fascino del linguaggio dei segni, che ha potenzialità espressive in larga parte non compiute. Per esempio, il fatto che l’ASL sia una lingua agglutinante sembra derivare dalla pluralità della gestualità che una persona che si esprime con esso può mettere in campo: non solo le mani, ma il viso, il tronco, anche i movimenti delle gambe, e poi la dinamica. Basandosi su concetti e sulla trasposizione di icone, e non più su trasposizioni verbali, esiste la potenzialità di un linguaggio universale, una danza in grado di articolare un “discorso” complesso, e non aperto all’interpretazione artistica. Il grande esploratore spagnolo Coronado, che nel 1541 arrivò sino in Kansas alla ricerca della città d’oro di Cibola, riporta che le tribù native delle Grandi Pianure utilizzavano un linguaggio dei segni per intendersi tra popoli che parlavano lingue diverse. Doveva essere quindi molto preciso come linguaggio.
Chissà che in futuro la famosa frase di Isadora Duncan -“se sapessi esprimerlo con le parole non dovrei danzarlo”- non assuma un significato nuovo.
Qui il video della parola Atomo
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