Sono affascinanti le riprese dall’alto di un’escursione sul Monte Bianco, le fotografie delle megattere nel Canale del Mozambico e i video del brindisi agli invitati della festa di matrimonio.
I droni hanno già conquistato fotografi e video maker professionisti e amatoriali. Forse non vi è sfuggito del turista messicano che in Piazza Duomo a Milano ha preso una multa da 33.000 euro per aver provato fotografare da vicino la Madonnina. Qualche spot ha già anticipato che a breve avremo i droni a consegnarci i pacchi a domicilio e le applicazioni sono davvero tante.
Rintracciare rifiuti abbandonati
La società inglese Ellipsis Earth si occupa, tramite i droni, di mappare i rifiuti su terra e nell'acqua, per poi contribuire ad organizzare soluzioni per la raccolta.
Le telecamere installate sui droni permettono di individuare gli oggetti abbandonati, l’intelligenza artificiale rende possibile distinguere la tipologia di rifiuto (bottiglie di plastica, reti da pesca o mozziconi di sigaretta) e la geolocalizzazione permette di rilevare i centri di discarica o i cestini più vicini e di scegliere il mezzo più adatto alla raccolta.
I dati raccolti possono aiutare le amministrazioni a tracciare mappe dei rifiuti e individuare i punti critici e contemporaneamente a lavorare per cambiare le abitudini umane attraverso una maggiore conoscenza e consapevolezza. I droni garantiscono velocità ed efficienza, ma possono essere utilizzati anche smartphone, telecamere fisse e action cam installate su auto, bici o persino scooter.
La soluzione della Ellipsis Earth è anche in grado di tenere traccia dei rifiuti anche se si spostano (per esempio in mare, portati dalle correnti) sovrapponendo immagini di mappe personalizzate o ripetendo sondaggi di immagini, monitorando i percorsi nel tempo.
A Sorrento, nell’estate del 2020 è stato sperimentato un progetto simile con risultati molto positivi: una riduzione della dispersione dei rifiuti generici del 45% e di mozziconi di sigaretta del 69%. Se nelle vostre vacanze incappate in qualcuno di questi droni non esitate a scattare una foto e a mandarcela!
Salvare specie endemiche in via d’estinzione
Il problema delle specie in via d’estinzione è il bracconaggio, purtroppo molto diffuso soprattutto in alcuni Paesi africani, asiatici e sudamericani che per estensione e conformazione geografica sono difficili da monitorare.
In Madagascar, dalla collaborazione tra la Plymouth Rock Technologies Inc. e il Durrell Wildlife Conservation Trust, è nato un progetto che permette agli ambientalisti di utilizzare i droni per mappare e monitorare i lemuri e sorvegliare e intervenire sui fenomeni di bracconaggio.
I droni utilizzati sono dotati di termocamere a infrarossi sorvolano vaste aree di paludi e foreste altrimenti inaccessibili e rilevano i lemuri dal loro calore corporeo, consentendo al team di individuarli molto più facilmente e permettendo ai ricercatori di ottenere stime più accurate delle dimensioni della loro popolazione. Per capirci, in un solo volo di 20 minuti, il drone è in grado di coprire un'area della palude più ampia di quella che una squadra di canoa potrebbe coprire in due giorni, aumentando enormemente l'efficienza dei rilievi.
Il progetto prevede anche un intenso lavoro di elaborazione delle immagini che permette di individuare, oltre agli animali, anche esseri umani e oggetti o fenomeni artificiali indicativi di bracconaggio (ad esempio automobili, incendi) per cercare di far intervenire le forze dell’ordine in tempo reale per interrompere queste operazioni.
Droni a riconoscimento vocale per trovare persone che chiedono aiuto
Già da qualche anno veicoli aerei senza equipaggio e droni sono usati per missioni di ricerca e salvataggio quando si verificano disastri naturali. Molto spesso questi mezzi scattano immagini aeree dei danni strutturali; alcuni hanno la capacità di creare una mappa termica per la ricerca del calore corporeo, mentre i droni più grandi possono portare forniture mediche e altri beni alle persone in aree isolate.
Un gruppo di ingegneri dell’Istituto Fraunhofer Fkie in Germania hanno progettato un’evoluzione di questi droni dotandoli di minuscoli microfoni digitali e un software di intelligenza artificiale con un sistema di riconoscimento vocale. Sostanzialmente questi oggetti sono in grado di individuare le voci umane, di sentire i segnali di SOS e, tramite wireless, di inviare i dati sulla posizione delle vittime alle squadre impegnate in operazioni di soccorso aiutandoli soprattutto in scenari post-disastro, come terremoti, uragani e incendi.
Un importante vantaggio è, anche in questo caso, che un drone può coprire un’area più ampia in un periodo di tempo più breve rispetto ai soccorritori o ai cani addestrati allertando e assistendo le squadre.
Naturalmente quando è stato presentato il progetto non sono mancate le critiche al team che lo ha sviluppato poiché gli strumenti potrebbero essere utilizzati anche contro la volontà di chi viene cercato. Come in tutte le cose anche in questo caso si tratta bilanciare e trovare un compromesso tra libertà individuale e bene comune.
Parleremo di droni per il monitoraggio del territorio durante la prossima edizione della Genova Smart Week in programma i prossimi 29 novembre – 4 dicembre. Questo il link della manifestazione per un approfondimento: www.genovasmartweek.it
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