Si parla sempre più spesso di nuova mobilità aerea urbana, ma i cosiddetti taxi del cielo o auto volanti sembrano sempre qualcosa di futuribile. Non è proprio così: l'Agenzia europea per la sicurezza del volo EASA ha scritto la bozza del regolamento tecnico per costruirli e certificarli, le maggiori aziende aerospaziali sono già impegnate nella realizzazione di prototipi e molte nuove imprese sono nate proprio per sviluppare queste tecnologie stanno facendo progressi, tanto che il mondo finanziario sta per creare un listino tecnologico per raccogliere le azioni di queste realtà e porle sul mercato.
Se n'è parlato a Torino qualche giorno fa nella Seconda Conferenza Nazionale sulla UAM e AAM, svoltasi nell’ambito di Next Generation Mobility, con chi in Italia si sta occupando di sviluppare il settore. Si tratta di costruire qualcosa di mai fatto prima, mezzi che possano trasportare merci e persone in modo sicuro ed essere pilotati nel modo più semplice possibile da bordo o in remoto, fino a poter navigare autonomamente da una parte all'altra delle città, atterrando presso strutture dedicate. Durante gli scorsi dodici mesi diverse società americane, cinesi ed europee hanno iniziato il percorso per conseguire il certificato di aeronavigabilità dei loro progetti. Ma i velivoli non sono l’unica cosa necessaria, in cieli affollati come quelli europei e italiani lo sono anche le strade, ossia le aerovie che bisogna realizzare. Qui si gioca la possibilità che gli eVTOL siano o meno un fenomeno importante entro tre anni e sul fronte urbano la sfida è veramente complessa perché si tratta di definire e controllare rotte cittadine nelle quali coesistano droni per trasporto merci e aerotaxi. Volare al di sopra di un ambiente urbano è di fatto una sfida vinta grazie agli elicotteri e agli aeromobili plurimotore, ma volare al suo interno tra palazzi e piazze è cosa ben diversa e ancora tutta da sperimentare con il coinvolgimento delle amministrazioni cittadine. Le soluzioni tecnologiche esistono, ma esisterà una domanda sufficiente per sostenerle? Questa è una delle domande alle quali si è data una prima risposta al convegno Next Generation Mobility, i cui relatori sono stati Nicola Farronato, dell'Assessorato all'Innovazione e Smart City in della Città di Torino, che ha illustrato quale modello di grande integrazione tra tecnologie avanzate sia necessario per poter utilizzare la mobilità aerea di nuova generazione; Gianfranco Todesco, capo della Drone Unit della Città di Torino, che ha spiegato l’utilizzo dei droni per i servizi municipali; Davide Invernizzi, ricercatore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano, il quale ha presentato l'analisi dell'Osservatorio Droni sull’Advanced Air Mobility & Delivery nel mondo.
Il punto di vista e lo stato dell'arte dei costruttori è stato quindi illustrato dal generale (R) dell'Aeronautica Militare Giovanni Savoldelli Pedrocchi, consulente di Sea Milano e Digisky, che presentando il progetto Skygate ha mostrato come aeroporti minori, in primis quello torinese Aeritalia, costituiscano luoghi preziosi per effettuare le sperimentazioni e il futuro traffico.
Gli operatori del settore unmanned volante italiano sono stati rappresentati da Antonio D'Argenio, vicepresidente dell'associazione Assorpas (tra le prime in Europa per costituzione ed esperienza), sottolineando come ancora oggi la normativa italiana, seppur in fase di integrazione in quella europea, di fatto risulti ancora limitante per il progresso di talune operazioni, specialmente quelle definite “Bvlos” ovvero con il drone o la macchina volante a pilotaggio remoto al di fuori della visuale di chi la controlla. Presente al convegno anche il maggior player italiano del settore, Leonardo, il cui punto di vista è stato illustrato da Alessandro Errico, VP Business Scenario – Unmanned Systems della società: un interessante volo sul panorama internazionale e sulle tecnologie definite “abilitanti” che queste macchine devono possedere per poter essere usate in volo.
Infine, tornando nel mondo accademico, Antonio Pratelli e Massimiliano Petri, dell'Università di Pisa hanno illustrato il lavoro effettuato dal suo ateneo dall'analisi dei requisiti del mercato fino alla dimostrazione di un collegamento tra Piombino e Portoferraio (Isola d'Elba).
Dunque una mattinata densa di concetti e concretezza dedicata a tematiche delle quali sentiremo sempre più spesso parlare. A Torino, per tutti ancora e sempre capitale italiana dell'auto, poter fare “il punto” sulle auto volanti è stato particolarmente significativo, essendo un settore al quale il nostro Paese è da sempre interessato. Si pensi per esempio all'Aerauto progettata dall'ingegner Pellarini e costruita nel 1946, alle tante idee apparse nei film degli anni Sessanta fino ai prototipi ad essa ispirati e arrivati ad essere dimostrati in volo da aziende americane come Terrafugia.
A Next Generation Mobility si è quindi affrontato un tema che entro qualche anno costituirà un nuovo ramo dell'aviazione commerciale e privata che nasce dall'esperienza di 118 anni di storia del volo umano (17 dicembre 1903, il Wright Flyer) e viene ibridata dalle tecnologie elettroniche che caratterizzano il settore dei droni utilizzate insieme con la connettività a bassa latenza, caratteristica delle rete 5G e dalla disponibilità ormai prossima di forme d'energia e propulsione legate alle celle a combustibile di piccole dimensioni come alle batterie di nuova generazione dette “strutturali”.
Parafrasando un pioniere dell'aviazione come Igor Sikorsky, costruttore di grandi idrovolanti ed elicotteri: “Se siamo in difficoltà ovunque nel mondo un aeroplano può sorvolarci e lanciare un fiore, ma soltanto una macchina volante che atterra verticalmente ci salverà la vita”.
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